Chi sarei oggi se da bambina avessi avuto i dispositivi di oggi? Tecnologia, creatività e il valore delle scelte lente

📚 L’attesa del fumetto giusto

Da piccola leggevo fumetti. Tantissimi (in realtà lo faccio ancora oggi, ma qualcosa è cambiato...). Ogni settimana aspettavo con trepidazione il giorno in cui sarei potuta andare in fumetteria.

Quel piccolo negozio pieno di storie era una stanza segreta, e io ne facevo parte.

Potevo comprare un solo fumetto alla volta. I soldi erano pochi, e ogni volume costava tanto – soprattutto per una bambina. Ma questa limitazione era parte della magia. Dovevo scegliere con cura. A volte stavo ferma lì mezz’ora, tra gli scaffali, a decidere se continuare una serie o iniziarne una nuova. Ricordo ancora l’emozione del mio primo manga: un numero di Dragon Ball. Era carta, inchiostro, sogni.

🏖️ Uno zaino pieno di storie

E quando partivamo per il mare, io riempivo lo zaino con tutta la collezione. Niente vestiti extra. Solo i miei volumi, da leggere e rileggere.

Quei fumetti li vivevo. E da lì nascevano disegni, storie inventate, quaderni pieni di parole e immagini. Quella lentezza, quell’attesa, quella scelta… erano parte integrante del mio modo di creare.

📱 La magia dei dispositivi moderni

Oggi, uno dei miei dispositivi principali è un tablet e-ink: sottile, leggero, potente. In pochi millimetri ho con me la mia agenda, una collezione infinita di fumetti in digitale, i miei pensieri scritti, la musica. Posso sottolineare, scrivere, cancellare, tutto in modo fluido.

E poi c’è l’iPad: uno strumento che ha rivoluzionato il mio modo di illustrare. Posso cambiare tecnica in un secondo, provare uno stile nuovo, passare dal disegno all’animazione senza nemmeno aprire un cassetto. Un tempo tutto questo richiedeva materiali, spazio, attesa. Oggi basta un tap.

🧠 Un secondo cervello in tasca

Sui miei dispositivi ho anche Obsidian, dove ho costruito il mio second brain. Sempre con me. Le idee, i collegamenti, i pensieri. Un sistema personale di conoscenza che mi aiuta a non dimenticare ciò che scopro e a trasformarlo in qualcosa di nuovo.

E poi c’è Snipd, che mi permette di ascoltare podcast e, con un click sulle cuffie, salvare un estratto, una frase che mi colpisce, una riflessione da rileggere più tardi.

🤖 Abbondanza e paradosso

Tutti questi strumenti hanno qualcosa di straordinario. Mi permettono di imparare, creare, esplorare in modi che da bambina non avrei nemmeno potuto immaginare. Sono il paradiso per chi ha una mente curiosa come la mia.

E poi c’è l’intelligenza artificiale, che oggi può suggerire, generare, rispondere, organizzare… ma anche qui torna la domanda: cosa me ne farei, se non sapessi cosa cercare davvero?

L’AI è uno specchio: ti mostra ciò che chiedi. Ma serve intuito, lentezza, esperienza per fare le domande giuste. Anche qui, la creatività non nasce dallo strumento, ma da chi lo usa.

E allora, ogni tanto mi chiedo:

sarei la stessa persona oggi, se da bambina avessi avuto tutto questo?

🎬 Remake e reboot: il passato che ritorna

Oggi vedo tornare molte delle storie con cui sono cresciuta: Final Fantasy VII, Resident Evil, The last of us, persino Super Mario, non più solo giochi ma anche film, serie, universi interi. È come se il passato bussasse alla porta, ma in alta definizione. E ogni volta mi chiedo: sto cercando di rivivere qualcosa, o sto usando quei ricordi per costruire qualcosa di nuovo?

⏳ La lentezza che educa

C’è un paradosso che non riesco a ignorare.

Se da piccola avessi avuto accesso immediato a tutto, avrei perso quella lentezza che mi ha insegnato a scegliere.

Se avessi avuto infiniti fumetti, avrei letto con la stessa attenzione?

Se avessi potuto disegnare senza limiti, avrei coltivato la stessa pazienza?

Se avessi potuto ascoltare mille voci contemporaneamente, avrei imparato ad ascoltarne una alla volta?

E poi c’era quella lentezza tecnologica che oggi ci fa sorridere, ma allora era tutto ciò che avevamo.

I giochi impiegavano minuti per caricarsi. Alcuni non partivano affatto, se non dopo aver soffiato dentro la cartuccia o nel floppy, come in un rituale magico che “faceva funzionare le cose”.

Non esisteva il tasto “salva”, e bastava un “A tavola!” urlato dalla cucina per perdere tutto compreso il cuore.

E quando volevi connetterti a internet, il modem faceva un concerto disturbante, metà alieno e metà robot arrabbiato, bloccando il telefono di casa e facendo infuriare tua madre.

Quella lentezza non era una scelta. Ma ci insegnava a essere presenti, a dare valore, a trovare creatività anche nei limiti.

⚖️ Tra meraviglia e nostalgia

Non ho una risposta definitiva.

So solo che oggi vivo un equilibrio delicato tra due forze:

  • da una parte, la meraviglia per la tecnologia, che nutre la mia voglia di scoprire, imparare, sperimentare;
  • dall’altra, la nostalgia per quel tempo lento, dove ogni scoperta era frutto di una scelta, di un’attesa, di un piccolo sforzo.

🎨 Non si tratta di avere tutto

Forse la verità è che non si tratta di scegliere tra passato e presente, ma di riconoscere come l’uno nutra l’altro.

Amo la tecnologia che oggi ho a disposizione. La uso ogni giorno, la esploro, la sperimento, la trasformo.

Ma forse riesco a farlo proprio perché ho vissuto un tempo diverso. Un tempo fatto di attese, di scelte lente, di limiti che diventavano possibilità.

La creatività non nasce dalla quantità, ma dall’intenzione.

Non è questione di avere tutto, ma di avere abbastanza da accendere l’immaginazione — e la pazienza per costruire, un po’ alla volta, qualcosa di nostro.

Illustrazione di una bambina che legge un libro sotto le coperte con una torcia

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